Rischio di mortalità con i farmaci antipsicotici nella popolazione psichiatrica anziana? Una revisione sistematica della letteratura
Citation
Riccardo De Giorgi, Andrea Cipriani.Rischio di mortalità con i farmaci antipsicotici nella popolazione psichiatrica anziana? Una revisione sistematica della letteratura. RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA
Abstract
Scopo dello studio: In Italia, gli anziani raggiungono quasi un quarto della popolazione
generale. In questo sottogruppo, gli antipsicotici sono ampiamente prescritti: nonostante siano
autorizzati esclusivamente per schizofrenia e disturbo bipolare, è assai frequente l’uso offlabel
in demenza, delirium, ed altri disturbi. Un’ampia letteratura ha osservato
un’associazione tra rischio di mortalità ed esposizione ad antipsicotici nella popolazione
anziana con demenza, supportando la pubblicazione di black box warnings da parte della
Food and Drug Administration negli Stati Uniti, secondo un percorso poi seguito dagli altri
Paesi. Tuttavia, non è chiaro se tale associazione sia causale, cosi come se sia applicabile
anche a pazienti anziani non affetti da demenza. Questo studio si pone l’obiettivo di
revisionare sistematicamente la letteratura riguardante il rischio di mortalità nella
popolazione geriatrica affetta da psicosi dello spettro schizofrenico e bipolare, demenza e
delirium. Metodi: È stata condotta una ricerca sistematica sui database MEDLINE e
Cochrane Library, includendo quegli studi riguardanti la valutazione del rischio di mortalità
in soggetti di 65 o più anni trattati con antipsicotici di prima e/o seconda generazione.
Risultati: In totale, 25 pubblicazioni soddisfacevano i criteri d’inclusione per questa revisione
sistematica: 3 per psicosi in schizofrenia e disturbo bipolare, 20 per demenze, e 2 per
delirium. Conclusioni: Sebbene non sia possibile rifiutare l’ipotesi di un soggiacente
meccanismo fisiopatologico comune alla condizione “vecchiaia”, comportante un maggiore
rischio di mortalità a seguito dell’esposizione a farmaci antipsicotici, è innegabile che anche
la patologia neuropsichiatrica di base abbia una sua influenza, sia essa positiva o negativa, su
tale rapporto. La corretta valutazione dei fattori di rischio individuali può aiutare a prendere
decisioni condivise tra clinico e paziente verso scelte terapeutiche più efficaci, sicure, e
soprattutto più appropriate.
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